PROGRAMMA DI SALA
OUVERTURE
E’ la famosa sinfonia strumentale d’apertura. Non tutti sanno che Rossini la compose per un’altra opera, l’Aureliano in Palmira, opera serie minore andata in scena anni prima. Rossini riprese la sinfonia e la riutilizzò per il Barbiere di Siviglia, forse la sua opera più famosa.
PIANO PIANISSIMO
Siamo a Siviglia verso l’alba. Il conte d’Almaviva si è innamorato di Rosina, la bella protetta dal geloso dottor Bartolo. Per dichiararle i suoi sentimenti, il conte le una serenata, sperando che lei si affacci al balcone.
Fiorello, il servitore del conte, ha radunato un piccolo gruppo di musicisti per accompagnarlo: bisogna fare molto piano per incantare l’amata e non svegliare il sospettoso Bartolo.
ECCO RIDENTE IN CIELO
Il conte d’Almaviva canta una serenata, sperando che Rosina lo ascolti e si affacci dal balcone. Questa semplice aria è un bellissimo esempio di scrittura belcantista italiana.
LARGO AL FACTOTUM
È l’alba, e Figaro deve aprire la sua bottega di barbiere. Lui è un tuttofare e fa davvero di tutto! Taglia barbe, acconcia parrucche, fa da dentista, da speziali e da medici. La gente si rivolge a lui per piccoli e grandi malanni, per chiedere consigli, per favorire un incontro galante, recapitare messaggi, ecc. Figaro è un tipo sveglio, lesto, furbo, discreto nelle faccende di cuore.
La cavatina esprime perfettamente il carattere di Figaro: il tempo è allegro e vivace, va cantata in modo leggero e scanzonato. L’aria è difficile perché ha un ritmo veloce e presenta molte parole difficili da pronunciare, degli scioglilingua (il famoso sillabato rossiniano).
UNA VOCE POCO FA
Rosina, dalla sua stanza in cui vive reclusa da Don Bartolo, si dichiara innamorata di Lindoro, il giovane di cui poco fa ha udito la voce, e che si è a lei dichiarato con una serenata. Ma come fare con il tutore? Bisogna trovare una soluzione!
In questa cavatina lei stessa dà un ritratto di sé: è docile, obbediente, dolce, si fa guidare…ma se qualcuno prova a farle un sopruso lei cento trappole farà scattare. E’ il trionfo della forza femminile: sa quel che vuole e lotterà per averlo.
Questa cavatina è un esempio di bel canto. Richiede una grande maestria tecnica e agilità perché abbonda di trilli, arpeggi, ornamenti e note molto acute. Rossini la scrisse originariamente per un contralto di coloratura (o d’agilità), ma poi venne adattata anche per essere cantata da soprano.
DUNQUE IO SON
Rosina ha appena saputo da Figaro, l’astuto barbiere, che è proprio lei la donna amata da Lindoro, e ne è felice! Figaro dice a Rosina di scrivere un biglietto a Lindoro, in modo da fargli arrivare un segno del suo affetto. Rosina l’ha già scritto, e lo consegna a Figaro subito, già bello e pronto. L’aria esprime in crescendo la felicità di Rosina con delicati passaggi di coloratura, a cui Figaro fa eco, meravigliato del fatto che Rosina gli stia alla pari quanto a furberia.
LA CALUNNIA È UN VENTICELLO
Don Basilio, il maestro di musica di Rosina, arriva in casa di Don Bartolo e si affretta ad avvisarlo che il conte d’Almaviva è arrivato in città. Don Bartolo è preoccupato perché vuole al più presto sposare Rosina e il conte per lui è una minaccia troppo grande. Don Basilio lo rassicura: quel che ci vuole è una bella calunnia per metterlo il pessima luce
agli occhi della gente. In questa celebre aria, assumendo un tono quasi da sermone, Don Basilio descrive come la calunnia nasca piano piano e per poi acquisire forza, insinuandosi nella mente delle persone. Anche la musica segue il discorso: parte piano e sussurrando, poi la musica monta il crescendo strumentale che acquista sempre più energia, fino ad arrivare al climax del “colpo di cannone”.
GUARDA DON BARTOLO
Questo momento esprime il “quadro di stupore” a chiusura dell’atto I. Sei personaggi sono in scena: Rosina, il conte, il dottor Bartolo, don Basilo, Figaro e Berta. Sono tutti stupiti per i fatti appena accaduti: il conte travestito da soldato ubriaco, dopo aver fatto un gran battibecco con il dottor Bartolo, non è stato arrestato dall’esercito. Tutti gli altri sono rimasti stupiti nel vedere che l’esercito si è ritirato così improvvisamente senza arrestare nessuno. Questo è il
concertato del finale primo atto, classico delle opere rossiniane.
ZITTI ZITTI, PIANO PIANO
Don Bartolo mette in pratica il consiglio di Don Basilio (la calunnia) e fa credere a Rosina che Lindoro non sia altro che un emissario del conte che voglia prendersi gioco di lei; la fanciulla, amareggiata, acconsente alle nozze con il suo tutore, che prontamente fa chiamare il notaio. In quel momento arriva anche Don Basilio, mentre con una scala Figaro e il conte entrano in casa dalla finestra e raggiungono Rosina. Finalmente il conte rivela la propria identità, per chiarire la situazione e convincere la fanciulla della sincerità del suo. Don Bartolo ha però fatto rimuovere la scala e i tre complici si trovano senza via di fuga. Allora i nostri tre protagonisti scappano dalla scala del balcone, con un divertentissimo terzetto.
AMORE E FEDE ETERNA
Sopraggiunge allora il notaio, chiamato a redigere il contratto delle nozze tra Don Bartolo e Rosina. Approfittando dell’assenza temporanea del tutore, il conte chiede a Figaro e a Don Basilio (previa congrua ricompensa) di fare da testimoni e inserire nel contratto il nome suo al posto di quello di Don Bartolo. Giunto troppo tardi, a quest’ultimo resta la magra consolazione di aver risparmiato la dote per Rosina, che il Conte d’Almaviva rifiuta. Gli amanti coronano dunque il loro sogno e tutti insieme cantano il concertato finale.