NOTE DI SALA

Il duo strumentale ha subito nel corso della storia della musica interessanti sviluppi. Nel Barocco musicale, ad esempio, con lo sviluppo delle sonate a due e a tre è particolarmente coltivato il duo per archi, in genere con due violini. Con lo sviluppo tecnico dei vari strumenti nel XVIII e XIX secolo, il duo per archi ha lasciato spazio anche a nuove formazioni, come quello con strumento solista e Pianoforte. Ma è soprattutto durante il Romanticismo musicale che questo genere ha sviluppato nuove audaci varianti. La ricerca continua di nuovi colori e nuove suggestioni ha portato i compositori a
sperimentare continue combinazioni. La nascita di nuovi virtuosi dei più disparati strumenti ha accelerato questo processo fino a tutto il XX secolo.
In questo concerto viene presentato un programma con una formazione molto particolare: duo Flauto Traverso e Chitarra Classica. Il primo è uno strumento a fiato della famiglia dei legni, che spesso rievoca colori orientali ed antichi, il secondo invece è uno strumento a corde pizzicate, dal timbro morbido e caldo. La combinazione di questi due strumenti molto diversi crea un’atmosfera unica e magica, soprattutto grazie alla duttilità del Flauto.


Il programma di questo concerto è incentrato su tre autori di primo Ottocento che hanno dedicato la loro carriera artistica alla Chitarra. I primi tre brani sono dedicati a due famosi chitarristi italiani rivali nella Parigi della prima metà del XIX secolo: Francesco Carulli (1770 – 1841) e Francesco Giovanni Molino (1768 – 1847). Carulli, chitarrista napoletano autodidatta, acquista grande fama grazie a numerosi concerti tenuti all’estero e soprattutto a Parigi. Autore di un famoso metodo per Chitarra, le sue composizioni sono caratterizzate da una naturalezza degna di Mozart, come possiamo sentire da questo squisito Petit Duo Op. 191 (diviso in tre numeri). Questa composizione, nata per due Chitarre, viene qui presentato per la formazione Flauto e Chitarra.
Sempre nella Parigi di primo Ottocento Carulli divide la scena artistica con Francesco Molino, con il quale crea una vera e propria querelle. A differenza di Carulli, Molino dimostra nell’ambiente parigino una maggior apertura, anche grazie alle sue importanti amicizie con virtuosi del Violino dell’epoca come Kreutzer e Paganini. Lo possiamo notare in questi due bellissimi Notturni Op. 37 e Op. 38 di pura ispirazione romantica. La scelta del Notturno, tipologia compositiva emblema del Romanticismo per le sue suggestioni misteriose, dimostra l’interesse di Giuliani ai nuovi gusti musicali di metà Ottocento.
Anche l’ultimo brano è stato scritto da un noto chitarrista contemporaneo di Carulli e Molino. Mauro Giuliani (1781 – 1829) risente maggiormente delle influenze viennesi di Hummel e Spohr, ossia quel gusto estetico nato durante il periodo del Congresso di Vienna nominato Biedermeier. Nel Grand Diuo Concertante Op. 85 possono essere notati i caratteri più marcati di questo stile: chiaro nella forma, stabile nella trama armonica, privilegia soprattutto il virtuosismo degli strumenti.

Musicologo – Davide Bartolucci